giovedì 25 febbraio 2016

Stalkeraggio (?)

A dire il vero, alcune volte ci ho anche pensato di attaccare bottone con il/la "portatore/trice di StanSmith" per concordare una foto posata invece della solita foto rubata... come questa a rischio di stakeraggio!
Ma tutto sommato ho sempre lasciato perdere.
Credo prima di tutto perchè "rubare" la foto fa parte del - seppur minimo - divertimento della cosa, credo in coerenza con l'atteggiamento di non mettersi attivamente a procurarsi  questi incontri, ma lasciar invece che Fato e statistica facciano il loro corso.
Volutamente lascio perdere volti e figure intere: nel documentare un fenomeno di massa le singole persone mi interessano solo in quanto "variazioni sul tema", non per la loro peculiare individualità.  E indubbiamente questo facilita anche le cose, e affievolisce gli scrupoli, per quanto riguarda il discorso "rispetto della privacy".
Alla base di tutto, una convinzione: se sei in pubblico, sei pubblico. E se certo capisco che ci possa essere differenza tra il vederti e il "raccontarti" (quale che ne sia il medium), non mi pare una differenza così sostanziale da crearmi remore. ;-)

Scarpe e buoi...

La cosa "bella" per così dire di tutta questa indagine è che io seguo poco o punto la moda, non ne capisco quasi nulla, non mi appassiona, mi pare ci sia dentro molta creatività (che mi piace) ma anche molta coglionaggine (che non mi piace), e tutto sommato credo che si possa vivere una vita soddisfacente anche catafottendosene alla grande del colore di moda questa stagione o della nuova collezione di Tizio & Caio.
Di conseguenza, non ho per esempio la minima idea se questa moda delle StanSmith sia una cosa milanese, italiana o... mondiale. Ne ho avvistate un paio sparire rapide dentro un portone provenzale, recentemente, ma i tempi forse ancora non erano proprio maturi e comunque stiamo parlando della Provenza..! Sarei curioso di sapere quante se ne incontrano lungo la 5th Avenue, per dire.
Questo ragazzo per esempio era sicuramente inglese madrelingua, e forse non a caso aveva 'sto paio di Stan Smith dal colore decisamente peculiare (ne approfitto per ribadire l'esortazione a preferire le verdi). Però è anche vero che l'ho incontrato qua a Milano, per cui vassapere che non sia stato invece traviato da un impazzimento nostrano?

mercoledì 10 febbraio 2016

Rispuntano...

Dopo qualche giorno di pioggia e tempo brutto, ero convinto che sotto l'odierno solicello invernale si sarebbe manifestato un florilegio di StanSmith, un tripudio di StanSmith, un marasma di StanSmith e invece... nulla o quasi.
Naturalmente questo non vuol dire che non se ne siano viste!
Un paio di avvistamenti ho dovuto lasciarli perdere in quanto ero in bicicletta e quindi logisticamente in diffcoltà nel "cogliere l'attimo", però sono riuscito ad intercettare questo paio mentre si aggirava nella piazzale della stazione di Porta Genova.
Nel merito un canonico ed immarcescibile classicone dell'abbigliamento casual: jeans e scarpe da ginnastica.

venerdì 5 febbraio 2016

Anche per Lui


S'è già scritto che di 'sti tempi le StanSmith le vedi principalmente ai piedi delle ragazze
Non solo l'ho scritto, ma lo confermo e ribadisco anche sulla base statistica dei più recenti avvistamenti.
Ma vivaddio capita anche di beccare il buon vecchio Stan ai piedi di qualche essere umano di sesso maschile, e tendenzialmente portato con un po' più di apprezzabile noncuranza. 
Non so, le ragazze mi sembrano portarle con un certo calcolato atteggiamento che vorrebbe comunicare "si lo so che sono 'solo' scarpe da ginnastica, ma guardale meglio perchè vedi che sono delle StanSmith e le StanSmith quest'anno sono trendy...".
Atteggiamento da cui certo non sono esenti i maschi, ma direi meno...  forse è questione che una scarpa di questo tipo si armonizza più facilmente con un vestiario maschile: una donna, certo che non sia in tuta o jeans&maglietta, deve in un certo senso "concettualizzarla" di più.

Segnate dalla battaglia


















Di tutte le StanSmith che ho intercettato finora queste sono le più "simpatiche", dato che sono le prime che ho visto con il verde - solitamente brillante - parecchio sbiadito, presumo dall'uso... o forse da una lavatrice sbagliata?
Questo me le rende molto affini perchè personalmente tendo a distruggere in fretta le mie scarpe da ginnastica: ad esempio  ho l'abitudine di tenere spesso un piede sopra l'altro mentre sono seduto (cioè quasi sempre) , con conseguente rapida insozzatura e distruzione della tomaia e dintorni. 
Quindi queste me le sono sentite vicine" perchè tra l'altro mi pare rappresentino un'anomalia: le StanSmith  ci si tiene a portarle in giro belle tirate a lucido nel loro bianco splendente, rafforzando così la loro aura sempre più di oggetto (casual) fashion che non di umile "scarpa da ginnastica".

giovedì 4 febbraio 2016

Capita

Un fenomeno che trovo abbastanza divertente è quando sono le StanSmith a trovare te, e non il contrario! 
In questo caso per esempio stavo tranquillamente affrontando l'ennesimo livello di Minion Rush seduto sul tram n.9, quando mi si sono sedute proprioproprio  davanti.
Nulla di particolare nello specifico: un paio di StanSmith classiche portate con sobrietà e discrezione (guardando la foto mi verrebbe da dire: "in punta di piedi") , però innegabilmente la cosa colpisce.
Sarebbe fin troppo facile derivarne proclami sul Destino, il Fato Sovrano, il Caso eccetera eccetera... più semplicemente ne ricavo la sensazione che - come appunto recita il sottotitolo - le StanSmith siano veramente ovunque!
Siamo circondati!
Fuggite, sciocchi!   :-)

martedì 2 febbraio 2016

Anche no


















Mi guardo intorno quando sono in giro e naturalmente "abbinate" alle StanSmith che calamitano la mia attenzione si trovano svariate fogge (espressione che non può non riportarmi alla mente questo immarcescibile classico ). 
O forse, a pensarci bene nemmeno troppo "svariate", vista la crescente massificazione uniformazione dei costumi e dei gusti e via blabla dicendo.
Però insomma se ne vedono un po' di ogni.
Un abbinamento che segnalo è questo, col jeans risvoltato con calzino fantasmino/cortissimo a lasciare scoperta la caviglia. 
Lo segnalo in quanto connotato da due elementi presenti al loro massimo grado: diffusione (dell'abbinamento) e perplessità (del sottoscritto).
Contro il jeans risvoltato non ho nulla in particolare, a differenza di  molti esagitati del web : c'èst la vie... quando facevo le Scuole erano un must, poi un bel giorno arriva uno e ti fa "ma che c'hai, l'acqua in casa?" e da quel momento i risvolti sono banditi dall'umano consesso. Adesso li rivedi in giro, io non ce li ho, ma amen.
Però questa combinazione di pantalone lungo con caviglia scoperta, per quanto mi riguarda, anche no. Anzi, proprio no.

Vince la faccia


Dal momento che sono perfettamente consapevole che tutte queste note possano alimentare l'equivoco, chiarisco: non è che le StanSmith mi piacciano particolarmente.
E non le ho. Ho solo cominciato ad incuriosirmi nel vedermele intorno (letteralmente) ad ogni pié sospinto.
Ma nemmeno mi dispiacciono, così come sono favorevole a tutto ciò che si mantiene nella sobrietà del Classico ma concedendosi qualche destabilizzante strizzatina d'occhio: chennesò, tipo un concertista in frac e capelli rasta.
Bene, l'elemento che più "mi fa simpatia" delle StanSmith è di sicuro il disegno della faccia di Stan Smith himself sulla linguetta! E questo nonostante siamo tutti d'accordo che il connotato più immediatamente riconoscibile sia senza dubbio la banda colorata sul tallone.
Ma l'idea di "metterci la faccia", non so, mi piace. E mi pare un unicum.
Tra l'altro, per qualche misteriossima connessione neurale, il mio cervello l'associa ad un'altra immagine a cui sono affezionato , per cui niente da fare... vince la faccia.

The Originals!


Di StanSmith ce ne sono tante, ne sono uscite un buon numero di variazioni sul tema, più o meno limitate, più o meno personalizzabili. E più aumenta il successso di questo modello più è sensato aspettarsi da parte di Adidas una battitura minuziosa del ferro caldo, con conseguente diluvio di nuove e più o meno esclusive "versioni".
Sia chiaro che alcune mi sembrano molto ben riuscite.
Sia altrettanto chiaro che altre non me lo sembrano affatto.
Sia supremamente chiaro che per come la vedo io, se a uno piacciono le StanSmith e se le vuole avere, se le dovrebbe comprare VER-DI.
Capisco il meccanismo che possa portare al voler seguire un fenomeno di massa, tenendoci però contemporaneamente a rimarcare in qualche modo la propria alterità dallo Stereotipo ("si, c'ho pure io le StanSmith, ma non quelle che c'hanno tutti"). 
Capisco anche che possa essere una banalissima questione di gusti ("aho, a me piace il viola, chettedevoddì?").
Ritengo però che in questo caso il modo giusto di portare le Stan Smith sia quello di farle nella loro versione classica. Dopo anni  di sneakers iper-tecnologiche e coloratissime, chi porta le StanSmith nella loro sbarazzina austerità deve essere consapevole di portare in giro un simbolo seventies, periodo dove in certi contesti imperava mentalità analoga a quella che Mr. Ford esplicitò con la famosa direttiva "le mie auto vengono vendute nel colore desiderato dal Cliente, purchè nero".
Per cui, mi raccomando: VER-DI.
Altrimenti stiamo parlando di robe come la Viennetta Choco-nut o il Bayley's alla Menta : buoni, buonissimi, ma non sono l'Originale.

Cose da donne


La prima riflessione che (mi) viene nel constatare la massiccia e progressiva diffusione di queste scarpine è che trattasi di un oggetto palesemente prediletto dal gentil sesso... e mi perdonerà qualche odierno cultore dellà parità gender se pervicacemente continuo ad associare la gentilezza al sesso femminile.
Esito quasi paradossale, dato che ovviamente il buon Stan è ed era classicamente "maschio", baffi capelli e portamento: ma si sa, le mode sono come fiumicelli carsici, percorsi imprevedibili ed apparizioni improvvise.
E siamo pure molto lontani dallo scenario mi-metto-una-roba-da-uomo: le scarpe da ginnastica spesso e volentieri soggiornano comode nella fascia unisex (sebbene "ai miei tempi" non ricordo molte ragazze sbavare per un paio di Air Jordan ).
Ma il fenomeno mi pare degno di nota: nate come "strumento di lavoro" per un atleta maschio, e probabilmente mirate in origine alla brama imitativa del vasto parco dei tennisti della domenica, si riciclano oggi come oggetto voluttuario (soprattutto) nel guardaroba del sesso opposto.